Accanto alle Congregazioni e Ordini religiosi, alle Società di Vita Apostolica e agli Istituti Secolari troviamo un’associazione laicale più grande chiamata Famiglia Carismatica. Essa è composta con persone che si riconoscono nell’orbita dello stesso carisma e, dalla loro condizione laicale, identificano il loro posto e missione nella Chiesa e nel mondo.[1] È un’alleanza tra persone consacrate e laiche chiamate a testimoniare il Vangelo a partire dalla vita e dalla spiritualità del carisma di fondazione. Per ciò che riguarda i Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo, abbiamo diverse associazioni con le quali condividiamo la stessa spiritualità carismatica del Rogate.

 

Nel comando pronunciato da Gesù di fronte alla messe, raccolto dai Vangeli di Matteo e Luca,[2] troviamo le due icone del carisma: l’ispirazione del Rogate, quando Annibale era molto giovane, e l’incontro con il povero Zancone, quando il Fondatore era ancora diacono.[3] Queste icone – Rogate e Zancone / Preghiera, Servizio alle vocazioni e carità – esprimono “l’intelligenza e lo zelo”, la spiritualità e la missione delle due congregazioni fondate da Sant’Annibale Maria Di Francia.[4]

 

  1. La Famiglia

Religiosi e laici, che vivono vocazioni diverse, condividono un progetto di vita evangelica basato sull’ispirazione e sulla spiritualità del santo Fondatore. Insieme coltivano uno stile di vita modellato dalla spiritualità del Rogate e cercano di rispondere alle sfide e alle speranze vissute nel proprio territorio.[5]

 

La novità non è l’organizzazione dei laici in diverse associazioni come le Famiglie Rog, le Missionarie Rogazioniste, l’Unione di Preghiera per le Vocazioni…, ma il fatto che religiosi e laici costituiscono una vera famiglia attorno al carisma e nell’impegno di portare avanti una missione comune. Non è solo un avvicinamento di persone con diverse vocazioni, ma un nuovo legame di reciprocità e di risonanza affettiva tipica di una autentica famiglia.[6] Nuovi legami che vanno oltre il semplice accompagnamento degli assistenti ecclesiastici e arricchiscono la missione svolta non da relazioni formali e istituzionali, ma in comunione fraterna, con un profondo senso di appartenenza, manifestata in sana amicizia, collaborazione rispettosa, tenera e dinamica di persone che vogliono bene e si identificano con la persona del Fondatore e il carisma del Rogate.

 

All’interno della Famiglia Carismatica, le speranze, le preoccupazioni e il desiderio di servire e far progredire insieme la missione evangelizzatrice sono condivise. I membri della Famiglia Carismatica sono persone che conoscono la gioia del dare, capaci di amare e affrontare le insidie del cammino. La comunione tra religiosi e laici presuppone il reciproco riconoscimento e apprezzamento della specificità di ciascun segmento della Famiglia Carismatica e richiede una continua esperienza di compartecipazione fino all’elaborazione congiunta di progetti e della loro realizzazione.[7] Infine, è un chiaro segno d’integrazione, scambio di doni e corresponsabilità nella missione. È un’autentica testimonianza di comunione.

 

  1. Il Carisma

La parola “carismatica” che segue quella della “Famiglia” non si riferisce solo al carisma di fondazione del Rogate, ma indica anche la grazia divina che il Padre, attraverso lo Spirito, dà a ogni persona. Le inclinazioni di ogni individuo, le capacità e i doni sono le potenzialità che accompagnano la persona chiamata e inviata.

 

La Famiglia Carismatica non è un gruppo di spiritualità o di amici della Congregazione, simpatizzanti che partecipano a determinati eventi, feste e incontri. All’origine della Famiglia Carismatica ci sono laici e religiosi, che s’incontrano per percorrere una stessa strada insieme, come fratelli. All’interno della Famiglia, ognuno offre il suo specifico contributo nella diversità e nella complementarietà delle vocazioni e ministeri, confrontandosi, arricchendo e condividendo lo stesso ideale. La Famiglia Carismatica è l’incontro e la convergenza dei doni dei laici e religiosi, che insieme cercano di rispondere alle sfide odierne nell’arricchimento reciproco.

 

  1. La pienezza del carisma

Un carisma raggiunge la sua pienezza quando viene condiviso e vissuto nella diversità di vocazioni e ministeri tra religiosi e laici. In pratica siamo tutti chiamati a considerarlo in una visione rinnovata della Chiesa, rinsaldata nella sua dimensione vocazionale e intesa come “assemblea dei chiamati”,[8] che considera il Battesimo come “la fonte di tutte le vocazioni.”[9] Se non si supera il concetto di Chiesa piramidale con la sua conseguente estensione alla vita religiosa o ai laici, difficilmente i consacrati e i laici saranno in grado di integrare, in modo completo, il processo di costruzione della Famiglia Carismatica.

 

Con riferimento alla Famiglia Carismatica, i religiosi sono chiamati a superare gli ostacoli e i confini per un approccio e una significativa convergenza con i laici, rispettando la specifica vocazione di ciascun membro della Famiglia e nella fedeltà creativa al Fondatore. Questa integrazione tra i membri della Famiglia Carismatica richiede ai religiosi di superare alcuni “confini o muri mentali” per aumentare la comunione delle vocazioni e il servizio missionario riconosciuto e sostenuto dalla comunità ecclesiale.

 

La Congregazione religiosa, come tutte le istituzioni, tende a una posizione di autoreferenzialità. Esiste il rischio di voler inquadrare i laici nel sistema istituzionale elaborato nel corso degli anni e considerato da alcuni come una “tradizione” autentica e intoccabile che risale al tempo di P. Annibale Maria. È la tentazione propria delle strutture forti, che intendono conformarsi a una determinata comprensione del carisma di fondazione. Questo non appartiene a un’istituzione religiosa, ma è sempre un dono dello Spirito al popolo di Dio. Nessuno può considerarsi “proprietario” del Rogate e tanto meno “controllore”  dei movimenti dello Spirito Santo.[10]

 

Per garantire la diversità e la complementarità delle vocazioni e dei ministeri della nostra Famiglia Carismatica, è importante che i laici si prendano cura della propria autonomia, articolino e strutturino i vari segmenti in modo che possano conservare non solo il loro carattere secolare, ma lo specifico della vocazione particolare. È il percorso di sintonizzazione, comunione e reciprocità tra religiosi e laici, che non può essere ridotto a relazioni subordinate o utilitarie. I laici non sono operai di fronte ai capi religiosi. Sarebbe un grande impoverimento ridurre la Famiglia Carismatica a una relazione che rifletta la mentalità “neoliberale” distante dalla proposta evangelica o che si limiti ad una semplice realizzazione di compiti comuni. Siamo tutti chiamati a servire il Signore, a condividere la vita nello Spirito, che anima la nostra esistenza in vista della sequela del Cristo della messe, della Sua compassione per le moltitudini stanche e del comandamento del Rogate.

 

[1] Cf. FRANCESCO, Lettera Apostolica a tutti i consacrati in occasione dell’anno della Vita Consacrata, Vaticano, 21 novembre, 2014, (Parte 3, n.1).

[2] Cf. Mt 9,35-38; Lc 10,2.

[3] CONGREGAZIONE DEI ROGAZIONISTI DEL CUORE DI GESÙ, Documento del XII Capitolo Generale, Vedendo le folle, ne sentì compassione e disse: Rogate. La nostra identità carismatica nelle sfide di oggi, Roma, 2016, p.34, n. 45.

[4] Cf. Costituzioni, Art. 5.

[5] I documenti capitolari della Congregazione riconoscono l’importanza della condivisione con la famiglia del Rogate, formata attorno all’eredità del Santo Fondatore. Cf. DOCUMENTO DELL’XI CAPITOLO GENERALE, La Regola di Vita Rogazionista, Espressione della consacrazione, garanzia dell’identità carismatica, sostegno della comunione fraterna, progetto della missione, Roma, 2010, p. 29, n. 44. Le Norme della Congregazione dedicano un intero capitolo alla formazione e animazione dei laici e associazioni. Cf. Norme, Art. 119-123. Costituzioni, Art. 8.

[6] Sulla valorizzazione e partecipazione dei laici nell’opera del Fondatore, cf: PIGNATELLI, Riccardo, La cooperazione dei laici nelle Opere di Padre Annibale, in “Studi Rogazionisti” 129, aprile-giugno, Roma, 2016, pp. 151-162.

[7] Cf. Norme, Art. 121.

[8] Cf. Pastores Dabo Vobis, n.34.

[9] Cf. Lumen Gentium, n.32.

[10] Cf. Gv 3,8.