Carissime Consorelle Figlie del Divino Zelo,

 

Vi ringrazio per l’invito a presiedere questa celebrazione all’inizio del Simposio vocazionale, nel giorno della Madonna del Rosario, Madre di tutti i chiamati.

 

Nella conferenza episcopale del Brasile (CNBB) e anche in quella dell’America Latina (Celam) ho avuto l’opportunità di lavorare, apprendere e condividere il servizio vocazionale e dai ministeri che lo Spirito Santo, nella sua piena libertà, suscita nelle comunità tra il popolo di Dio. Il ministero vocazionale non è un obbligo, ma una diakonia: dono e servizio al Vangelo, alla Chiesa e alla nostra famiglia carismatica del Rogate. Solo coloro che amano la propria vocazione sono in grado di servire le vocazioni. Una persona consacrata che vuole essere consacrata, una donna consacrata che ama essere una donna consacrata. Pertanto, nella diakonia della vocazione, la Congregazione, nella persona dei suoi superiori, sceglie e nomina i migliori, perché non si può rischiare il futuro dell’Istituto, giocare con la vita delle persone. Dietro la vocazione c’è la vita. “V” della vocazione è la stessa “V” della vita.

 

Dio ama, chiama e invia. Ecco il cuore della teologia delle vocazioni. Alla base di queste affermazioni c’è il dono della fede. Questa è l’orbita del discepolo e della discepola di Gesù Cristo. La fede è la nostra luce e riferimento. Sperimentata, provata e concretizzata nella vita quotidiana, ci dà credibilità e ci rende un polo di attrazione. La testimonianza del Vangelo è l’animazione pastorale, è la promozione vocazionale più incisiva. La nostra vita di uomini e donne consacrati-impegnati nella causa del Regno è il miglior simposio vocazionale.

 

Voglio, in questa breve riflessione, evidenziare l’importanza della vicinanza ai giovani. Senza contatto, senza una vera apertura e amicizia con i giovani potrebbe non esserci una vera pastorale vocazionale. Come parlare di vocazione, chiamata da Dio, se chiudiamo le porte ai giovani? Come possiamo avere credibilità agli occhi attenti della messe giovane del Signore se non sono in grado di scrivere su un foglio bianco il nome di dieci giovani con i quali coltivo una sana amicizia? I giovani sono critici, rumorosi … ma hanno un cuore generoso, affamato di affetto, disposto a parlare e ascoltare, sperimentare e scoprire. Lontano dai giovani ho il sospetto che non avremo futuro. Avviciniamoci alla gioventù, senza pregiudizio, e amiamo e comunichiamo il lieto annuncio a queste pecore digitali che indossano percing, capelli colorati … così diversi dal nostro tempo.

 

Non è facile avvicinarsi ai giovani, a volte figli di famiglie distrutte, feriti, a volte indifferenti e a volte preoccupati per il futuro e così critici nei confronti della Chiesa. Un rischio in questa diakonia vocazionale è circondarci di quei giovani che sono coinvolti nelle nostre opere sociali o nelle nostre parrocchie e dimenticare la moltitudine di giovani che si trovano lontani dall’ambiente ecclesiale.

 

Quando sono stato in costante contatto con gli animatori vocazionali, ho sentito molte lamentele per le esigenze e per lo scarso sostegno dei superiori e dei confratelli. Le accuse spaventano, infastidiscono e sono segni che qualcosa non funziona bene. Da qui l’importanza di un dialogo aperto, sincero e costante per sviluppare meglio la missione vocazionale che appartiene a tutti. Tutti! Non solo qualcuno!

 

Non è nostro compito dare o togliere vocazione alle persone. Siamo solo strumenti nella diakonia della pastorale vocazionale e nella formazione (secondo me animazione vocazionale è già la prima formazione). Lui, Dio, è l’autore di ogni vocazione. Da Gesù abbiamo imparato la profonda esperienza della compassione della messe e a pregare per implorare i lavoratori per il raccolto. Rogate.

 

Che la Vergine del Rosario, Madre della rogazione evangelica, ci accompagni in questo evento ecclesiale altre che della Congregazione: il Simposio Vocazionale. Sant’ Annibale, prega per noi. Amen.